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  Passeggiando per Chieti

 

Uscendo dalla Chiesa di San Domenico , prendendo sul lato destro del Corso si incontra il Palazzo de Majo; alla fine di questo palazzo si apre Largo Martiri della Libertà con la sede della Cassa di Risparmio di Chieti e sulla destra Vico dei Veneziani che porta al Larghetto Teatro Cecchio, così chiamato perchè vi è un edificio, di fronte a chi arriva, della seconda metà del secolo XVIII, già teatro di Chieti. Queto edificio ha ancora tre ingressi, dei quali il centrale più grande. Ha subito numerose trasformazioni attraverso i tempi e fu adibito per diversi usi: caserma di pubblica sicurezza, scuola, distretto militare di Venezia durante la Prima guerra Mondiale, e per ultimo, abitazione private. Del vecchio teatro non resta oggi che la semplice facciata, arricchita soltanto dai graffiti di arte veneziana, come è riscontrabile dalla testa del Leone di San marco, al centro in alto, eseguiti dai soldati che prestarono appunto servizio presso il predetto distretto. Tornando indietro, si ha di fronte il Palazzo del Banco di Napoli, con agile colonnato, costruito nel 1924; continuando sulla destra vi è il Palazzo del Governo con gli uffici dell'Amministrazione Provinciale, della Prefettura, della Questura. Sotto il porticato c'è il Caffè Vittoria; quì è d'obbligo una sosta perchè esso da generazioni, è punto d'incontro e simpatico salotto cittadino, molto caro al cuore dei Chietini.

 

 

Chieti, Caffe Vittoria  "Veduta interna"

 

 

Palazzo del Governo

 

Il Palazzo del Governo è formato da una parte antica e una nuova. La parte antica, che è quella posteriore, costituiva originariamente un'ala del Convento di San Domenico; quella nuova (sorta sulla vecchia chiesa di San Domenico che era stata fondata nel 1729 da Carlo II di Sicilia), che ha la sua facciata sul Corso Marrucino, fu iniziata nel 1914 su disegno dell'ing. Giulio Mammarella. E' un palazzo sontuoso, con vasto porticato, che richiama in fusione armonica, la sintesi dei vari stili. Vi si conservano affreschi staccati dalla demolita chiesa di San Domenico, riferibili ai secoli XIV, XV, XVI.Degno di considerazione

 

 

Palazzo del Governo sulla destra, Colonnato del Palazzo del Banco di Napoli a sinistra

 

è il salone delle adunanze del Consiglio Provinciale; i lavori di stucco sono dello scultore Giovanni Feneziani, uno dei due affreschi è del pittore Tommaso Cascella (1955), l'altro è del pittore Paolo Biondi (1956). Nelle sale di rappresentanza della residenza del Prefetto vi sono pregevoli opere d'arte: Christus Imperat di V. Laccetti; Suono e Sonno di B. Cascella; Prima nidiata di Michetti. Nella parte interrata dell'edificio, in corrispondenza della Banca D'Italia, vi sono resti romani. Adiacente al Palazzo del Governo vi è la Banca D'Italia, sorta sull'area del Palazzo Valignani di Vacri come si legge nella lapide apposta sulla facciata esterna del primo pilastro. Davanti alla Banca D'Italia si apre Piazza Gian Gabriele Valignani, con a destra il Teatro Marrucino e il Palazzo Martinetti, sede della Pinacoteca "Costantino Barbella"; sulla sinistra ha sede il Palazzo Arcivescovile. 

 

Chieti  "Il Teatro Marrucino"

 

Teatro Marrucino di Chieti

Infine arriviamo al Teatro Marrucino, sicuramente il più importante d’Abruzzo. La fortuna del teatro del capoluogo teatino, rispetto agli altri esempi sinora incontrati, è quella di avere mantenuto praticamente inalterata la sua struttura originaria, di non aver subito interventi tali da stravolgerne l’architettura e di essere, tra quelli ancora esistenti, il più antico nonché quello che può vantare la tradizione più lunga e di alto profilo. Riferimento culturale e mondano della città, simbolo della classe agiata, borghese e nobiliare, amante del lusso e delle raffinatezze, il teatro fu inaugurato, con il nome di Real Teatro S. Ferdinando, la sera del 12 gennaio del 1818, con un gran ballo in onore del sovrano Ferdinando I, re delle Due Sicilie. L’apertura ufficiale al pubblico si ebbe due sere più tardi quando molto probabilmente fu rappresentata La Cenerentola di Rossini. Prima di allora Chieti poteva vantare già una lunga e importante tradizione teatrale grazie a diverse esperienze private tra le quali spicca quella di Anna Maria Fasolo proprietaria del "Teatro di Chieti". La sua esistenza è sicuramente documentata nel 1771 quando vi fu rappresentato Il geloso in cimento di P. Anfossi ma la sua costruzione è precedente e dovrebbe risalire intorno al 1750. Un altro importante documento storico che ce ne testimonia la vitalità e l’attività è una piantina del 1790 utilizzata per la prenotazione dei palchi e nella quale troviamo alcuni nomi delle storiche famiglie teatine come i Valignani, gli Henrici e gli Sterlich. Quando fu evidente la necessità di avere un nuovo e più capiente teatro, si iniziò a cercare il luogo adatto e la scelta ricadde sulla sconsacrata chiesa di S. Ignazio. Tale chiesa, fondata dai gesuiti nel 1632, si trovava nello stato di abbandono essendo stata sede, dopo la soppressione dell’ordine avvenuta nel 1773, della corte speciale durante l’occupazione francese. Proprio questa scelta sarà fonte di diversi problemi in quanto in più di un’occasione sorgeranno dispute tra la municipalità e l’autorità religiosa come accadde nel 1851 quando l’Arcivescovo di Chieti ne rivendicò la proprietà in base alle disposizioni di legge in materia di restituzione dei beni ecclesiastici. Per oltre due anni la contesa rimase irrisolta fino all’intervento diretto del pontefice Pio IX che nel 1853 concesse una sanatoria in cambio di un’ipoteca sui beni del Comune. Per porre definitivamente fine a tali dispute nel 1854 furono eseguiti dei lavori per ridurre l’arcata e per cancellare ogni altro elemento che potesse ricordare l’originale destinazione della struttura. Un altro momento critico per il Teatro S. Ferdinando c’era già stato nel 1815 quando il ministero del Culto ne ordinò la distruzione ancora prima del suo completamento e solo grazie all’intervento nel 1816 dell’Intendente Caracciolo i lavori poterono continuare. Con l’Unità d’Italia venne deciso di mutarne il nome e alla ormai scomoda denominazione di derivazione borbonica fu preferita quella attuale, decisamente più significativa per la valorizzazione delle radici storiche della città. Nel 1870-75 furono eseguiti dei lavori che risultano essere gli unici rilevanti subiti dal Marrucino. A dirigerli fu chiamato l’Ing. Vecchi che eliminò la balconata per creare un quarto ordine di palchi, sopraelevò l’intero fabbricato per realizzare un nuovo loggione, ampliò la platea spostando la cavea per l’orchestra sin sotto al proscenio e aggiunse al secondo e terzo ordine altri due palchi di proscenio. Il Teatro venne chiuso pochi anni dopo il Secondo Conflitto Mondiale. Nel 1972 , il 29 aprile, venne infine restituito alla città dopo anni di restauri e di ampliamento. Tra le prime illustri vi è "La Figlia Di Iorio" rappresentata nel giugno del 1904, in occasione della quale venne offerta a D'Annunzio la cittadinanza onoraria del comune di Chieti e nella circostanza il Vate dono al comune l'originale manoscritto della tragedia.

 



 

Per avvicinare il maggior numero di persone al teatro, il cartellone stagionale del Marrucino offre un ampio e variegato ventaglio di proposte in modo da diversificare al massimo l’offerta culturale. Vicino al programma di prosa e di lirica si trovano quello del cabaret per un pubblico giovanile e quello, oggi meno comunemente eseguito, dell’operetta con ben otto titoli nel cartellone annuale che fanno del Marrucino un teatro unico nel panorama nazionale. A questi si aggiungono inoltre le meno rinomate ma comunque importanti rassegne di teatro dialettale, il teatro per bambini e i concerti aperitivo la domenica mattina,nate con l’intento di proporre un modo diverso di vivere il teatro. Rivolgendosi ad un pubblico presente su tutto il territorio regionale a cui viene garantito un collegamento verso il capoluogo chietino per mezzo di autobus, lo spettacolo serale viene strettamente collegato ad una intera giornata da trascorrere nell’antica Teate. Il teatro diventa così un appuntamento di un percorso cultural gastronomico al pari della visita guidata nei musei e di un pranzo in un locale caratteristico del centro cittadino.

 

 


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