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Il presepe rivive a Chieti nel cuore della Civitella

 

L’intero quartiere della Civitella è stato animato dal presepe vivente. Il cambiamento di percorso rispetto ai vicoli di Mater Domini, da molti percepito come una gradevole novità, ha infatti reso l'intera manifestazione più fruibile alle moltissime persone, circa diecimila, giunte a Chieti per rivivere l'atmosfera di una delle tradizioni più belle del Natale. Affollatissimo come non accadeva da tempo, il centro storico è stato letteralmente ”invaso” per un giorno. A partire dalle 15.30 e fino alle 20.30, si è svolta la decima edizione del presepe vivente. Suggestioni di un'antica civiltà ed un clima di festa diffuso nell'aria da altoparlanti e musiche natalizie. E' stata questa l'aria che si è respirata ieri alla Civitella, un intero quartiere animato dal presepe vivente che per il decimo anno consecutivo è tornato a diffondere nelle vie della città vecchia la serenità dei momenti salienti della Natività. Il cambiamento di percorso rispetto ai vicoli di Mater Domini, da molti percepito come una gradevole novità, ha infatti reso l'intera manifestazione più fruibile, e meno claustrofobica, alle moltissime persone, giunte a Chieti per rivivere l'atmosfera di una delle tradizioni più belle del Natale. Affollatissimo come non accadeva da tempo, il centro storico è stato letteralmente invaso da "turisti" per un giorno che hanno pensato di rendere omaggio alla fine delle festività salendo sul Colle, per la gioia dei moltissimi bambini, entusiasti delle scene allestite per l'occasione dai gruppi di volontari coordinati dall'associazione "Teate Nostra". Quarantanove i quadri, uno in meno rispetto agli anni passati, ma non per questo il presepe del 2005 non si è dimostrato all'altezza delle aspettative, anzi. Molti i visi commossi e rapiti in prossimità della capanna montata

 

"La fabbrica dei mattoni "

 

 

all'ingresso del parco archeologico della Civitella, e tanta tenerezza hanno suscitato le scene pastorali con tanto di pecore e capretti belanti. Il presepe ha riscosso un notevole consenso tra il pubblico e il cambiamento di posizione ha sicuramente giovato alla realizzazione del presepe, consentendo una fruizione più snella di tutte le sue parti. Oltre 400 figuranti, un numero esorbitante che dà il senso dell'importanza attribuita a questa manifestazione dal settore del volontariato, hanno infatti mantenuto egregiamente desto l'interesse dei visitatori con attività antiche e vecchi mestieri: dalla massaia alle prese con la preparazione del pane, ai fabbri ed ai falegnami. Nessuno ha rinunciato a prender parte all'evento, tanto che, dopo le 18.30, l'ingresso al presepe in vico La Valletta, è rimasto bloccato ed il servizio d'ordine ha dovuto predisporre l'entrata a gruppi scaglionati di 50 persone per volta. 

 

"La tessitrice"
 

 

La Chiesa di San Domenico a Chieti

 

Antica chiesa dei Padri Scolopi con attiguo Convento (oggi Convitto Nazionale e Ginnasio Liceo) costruita nel XVII secolo, originariamente dedicata a Sant'Anna a alla Vergine, fu costruita nel 1642 per testamento di Francesco Vastavigna. La facciata in pietra, opera classicheggiante, fu costruita su disegno del P. Angelo di San Domenico. Alla bella facciata si aggiunge il caratteristico campanile, la cui parte inferiore fu inclusa nel palazzo adiacente ove è la sede del Convitto Nazionale e del Liceo "G.B.Vico", originati nel secolo passato dal Collegio e dalla relativa scuola dei Padri Scolopi, fondatore della quale fu lo stesso San Giuseppe Calasanzio nel 1623. La scuola fiorì attraverso i tempi e nell'800 divenne Scuola Universitaria con cattedra di diritto e di medicina. L'interno della chiesa, ricco di decorazioni architettoniche, ha una sola navata, un'abside profonda rettangolare e sei cappelle laterali nelle quali vi sono opere originarie della demolita chiesa di San Domenico, da cui ha ereditato il nome. Nella prima cappella a destra appare il quadro di San Pompilio Maria Pirrotti che ammaestra i fanciulli, opera del pittore Tommaso Cascella, nella terza cappella il quadro di San Giuseppe Calasanzio che presenta un gruppo di giovinetti alla Vergine, opera del pittore Giacinto Diano, di scuola napoletana del secolo XVIII, nella seconda cappella a sinistra un quadro della Madonna del Rosario eseguito nel 1629 dal cav. Vaccaro della scuola napoletana; nell'abside ub quadro di S. Anna, di scuola caraccesca, secolo XVII; nella sagrestia un quadro di San Domenico, sec. XVII. Dietro

 

La chiesa di San Domenico a Chieti

 

l'abside vi è una grande sala adibita a Museo Diocesano Teatino nella quale sono raccolte preziose opere provenienti dalle Chiese dell'Arcidiocesi di Chieti e Vasto. Si tratta di dipinti e sculture lignee di varie epoche. Uscendo dalla chiesa si ha la possibilità di ammirare il bellissimo ed elegante Corso Marrucino, una via rettilinea lunga seicento metri con dei palazzi ben proporzionati nella loro ubicazione e con i portici eleganti e degni di una grande città.
 

 

La Chiesa di San Francesco a Chieti

 

La chiesa di San Francesco fu costruita nel 1239, ad opera del nobile chietino Antonio Gizzi, sulle rovine di un'antica chiesetta preesistente dedicata a San Lorenzo Martire. La chiesa è una delle più grandi di Chieti; fu costruita in stile gotico, ma andò soggetta a varie trasformazioni nei secoli successivi e quindi fu ridotta a stile barocco con i lavori eseguiti nella seconda metà del secolo XVII, acquistando la sua attuale fisionomia. Della

 

Facciata e ingresso della chiesa di San Francesco


prima costruzione gotica conserva soltanto un rosone rinchiuso e alcuni archetti nelle due parti laterali superiori della facciata, la parte inferiore ha un paramento in pietra del secolo XVII, due nicchioni con statue ( S. Tommaso d'Aquino, sulla sinistra di chi guarda, e S. Antonio Arcivescovo di Firenze ), della demolita San Domenico e il portale di pietra intagliata. Alla chiesa si accede per mezzo di una maestosa gradinata a due rampe  costruita s disegno di Tommaso Scaravaglia, sul finire del 1800, epoca in cui furono operate demolizioni e scavi per collegare l'attuale Corso Marrucino ( già via Ulpia ) alla via Nicolò Toppi. Originariamente l'ingresso della chiesa di San Francesco si trova allo stesso livello di Piazza V. Emanuele II, l'attuale Piazza San Giustino. Nel 1933 vi fu un incendio che devastò tutto il presbitero, distruggendo il coro, un prezioso organo settecentesco, numerosi suppellettili sacre e gran parte delle decorazioni e il successivo restauro non fu ben fatto. La chiesa è ad una sola navata con cappelle laterali; sull'altare maggiore vi è una meravigliosa cupola che manda una suggestiva illuminazione e che all'esterno da risalto al panorama cittadino. La Chiesa è decorata con pitture relative alle visioni 

 


"Particolare della scalinata, chiesa di san Francesco"

 

dantesche di San Francesco d'Assisi. Nella prima cappella a sinistra, busto di San Antonio di Padova in legno colorato e dorato, opera del 1711 eseguita dal maestro napoletano Giacomo Colombo. Questa cappella apparteneva alla comunità chietina lombarda; ai lati dell'altare vi sono due statue in stucco raffiguranti San Carlo Borromeo e Sant'Ambrogio; nelle pareti laterali due tele raffiguranti miracoli della vita di questi due Santi; nella terza cappella, tela dell'Immacolata Concezione, opera di Donato Teodoro; nella quinta cappella, tela con la Vergine e il Bambino coronata da Angeli. Ai piedi del trono sono 

 

 

 

 

La cupola della Chiesa di San Francesco

 

raccolti in meditazione San Giovanni, San Luca intento a ritrarre la Madonna, San Alessandro e San Marco; nel transetto, statue di San Francesco d'Assisi e Sant'Antonio di Padova del secolo XVII scolpite in legno, tinteggiate e dorate; l'altare maggiore rivestito di marmi pregiati, opera di maestri napoletani. Continuando la visita, si incontra la cappella di San Ludovico da Tolosa, con stucchi del Clerici e una tela di Donato Teodoro; la cappella della famiglia Nicolino, con la statua di San Giuseppe, in stucco colorato del XVI secolo e tele raffiguranti la Natività e l'Adorazione dei Pastori, del secolo XVII. Oltre a queste opere d'arte richiede una nota particolare la Madonna lignea, del 1400, dal tono popolaresco tipica delle statue abruzzesi di questo periodo. Annessa alla chiesa vi era un convento Francescano che, a causa delle soppressione dell'ordine religioso, in prima volta nel 1806 e nuovamente nel 1866, passò al demanio, che l'occupò con gli uffici della Intendenza di Finanza. Nel 1930 un piccolo gruppo di francescani si sono adattati nella parte posteriore della chiesa. Tornando fuori dalla chiesa e prendendo a destra dell'ultimo tratto del Corso Marrucino, ci troviamo ad un incrocio, a destra e sinistra Via Arniense , di fronte Via Nicolò Toppi; a sinistra troviamo il Palazzo del Seminario Diocesano.

 

 

 

 


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