Gli voltavo la schiena con la civetteria
degli anni lontani, sudore lieve e gelido,
pazza adattavo le mie ragioni
con l'ago che rammenda l'enigma
della bambola morta.
il suo respiro sassoso
s'incontrava con l'ansito mio del mare
negli assurdi della realtà mutilata:
sulla mancanza una chioccia
i suoi capelli bianchi al neoplastico
concedersi orizzonte dopo la malerba.
crepe nel cuore
a risalire gli affluenti di memoria.
la luce del sole entra senza croci dalle sbarre.